Sunday, September 12, 2010

Rimini 150. In poche parole

2. Folla

Alla folla oceanica del fascismo si arriva dopo la "grande guerra". I marinai sono i primi a rimetterci. Tra i più anziani c'è chi distrugge «quei trabaccoli la cui costruzione era costata lunga fatica e penosi sacrifici» (G. Facchinetti).

Il biennio 1919-1920 passa fra bandiere rosse, camicie nere ed occupazioni contadine delle terre.
Lo sciopero generale (1919) per il «poco pane» avviato dai ferrovieri, costringe il Comune a dimezzare i prezzi di tutti i prodotti.

I proprietari fondiari non accettano di riformare il patto colonico. I contadini iniziano (luglio 1920) lo «sciopero delle vacche», durato otto giorni. Le portano dalle campagne ai padroni.

Durante lo sciopero generale del primo luglio 1920 un possidente di San Lorenzo in Strada, Secondo Clementoni (44 anni), è ucciso. Tre anni dopo stessa sorte per suo figlio Pietro (23), ex presidente della locale cooperativa 'bianca' di consumo.

La Sinistra vince le elezioni comunali (17.10.1920). Arriva il «biennio nero» 1921-22 con lo squadrismo giustificato da «L'Ausa» (organo dei popolari di don Sturzo): «Le oppressioni selvagge e vigliacche dei socialisti non si contano più. Con questi degenerati bisogna tornare al medio evo ed instaurare la legge del taglione».

Il movimento fascista nasce ufficialmente in un albergo di piazza Cavour (24.4.1921). Il giorno prima su «L'Ausa» un articolo firmato G. (don Domenico Garattoni?) incensa il santo manganello: «La violenza fascista ha portato realmente un grande bene alla Nazione, purificando l'aria dai pestiferi bacilli rossi».

Il foglio socialista «Germinal» ha anticipato (24.12.1920) la costituzione del fascio, descrivendo «un gran daffare tra i figli di papà mangiasocialisti di Rimini e qualche pezzo grosso del fascismo forestiero», non esclusi alcuni reazionari di San Marino.
A Serravalle prima delle elezioni politiche del 15 maggio 1921 avviene il ferimento mortale del dottor Carlo Bosi. Che era con il figlio Vittorio, noto squadrista, vero obiettivo dell'agguato.

Dalle urne locali escono primi i socialisti con 2.528 voti in meno. I comunisti al debutto ne prendono 2.198. I popolari 4.560 (+1.120 sul 1919).
Il 19 maggio 1921 è ucciso Luigi Platania (31 anni). Anarchico, fondatore dei fasci, combattente in Libia ed interventista andato al fronte, ha fatto pure la «settimana rossa». Quando fu sospettato del furto di una cassaforte assieme a Carlo Ciavatti, al quale avrebbe sottratto parte del bottino. Ricevendone una minaccia che a Ciavatti costa 14 anni di galera.

Indice Rimini 150

Thursday, September 09, 2010


Rimini 150. In poche parole

1. Popolo

Rileggiamo le vicende di Rimini dopo l'Unità d'Italia, attraverso qualche parola. Cominciamo da "popolo".

Piace ai politici, è tenuto d'occhio dai pulizai. Novembre 1861 (il regno d'Italia è nato il 17 marzo), viaggio inaugurale della ferrovia Bologna-Ancona. Il re Vittorio Emanuele II sosta in stazione sul mezzogiorno, per uno spuntino. Scrive Luigi Tonini: «Gran concorso di gente, donne, popolo, ma pochissimi evviva».

Nel settembre 1888 un altro re, Umberto I, visita lido e Kursaal. Nel luglio 1900 arriva l'anarchico Gaetano Bresci. Con la rivoltella portata da Paterson (New Jersey). Come ricordava Guido Nozzoli, si esercita nel cortile di palazzo Lettimi, sotto gli occhi di Domenico Francolini, repubblicano poi socialista ed anarchico, che vi abita quale marito di donna Costanza Lettimi.

Bresci è ospitato nel borgo San Giuliano dall'oste anarchico Caio Zanni, arrestato dopo il regicidio (29 luglio) e trasferito al carcere di San Nicola di Tremiti.

Da palazzo Lettimi (lo testimoniava una lapide dettata nel 1907 da Domenico Francolini), s'erano mossi «nel 1845 gli audaci rivoltosi, preludenti l'italico risorgimento», guidati da Pietro Renzi. Quando «tutta Romagna ribolliva», e Rimini era «una delle città riscaldate» (L. Tonini).

10 settembre 1912, è firmato il nuovo patto colonico riminese che non soddisfa i socialisti e che (osserva «L'Ausa») è applicato da «troppo pochi proprietari». Le agitazioni nelle campagne continuano e sfociano nella «settimana rossa» (giugno 1914).

Il 25 luglio 1914 arrivano i deputati repubblicani. Sono contro l'intervento a fianco dell'Austria. Il 26 Benito Mussolini grida sull'«Avanti!» che dirige: «Abbasso la guerra!». Tocca al «proletariato d'Italia» muoversi per non farsi condurre «al macello un'altra volta».

L'«altra volta» è la guerra di Libia. Anche per le imprese coloniali sono morti molti nostri giovani: in Eritrea, in Somalia (Carlo Zavagli è il più noto) ed in Libia.

Il 2 agosto Roma sceglie la neutralità. Mussolini dal suo nuovo giornale «Il Popolo d'Italia» vuole l'intervento. Per realizzare la rivoluzione sognata durante la «settimana rossa».

«L'Ausa» lo definisce «un ciarlatano ombroso e un arrivista qualunque» da fischiare e spazzar via. Prima lo aveva elogiato come «battagliero nemico delle ipocrisie e delle mezze coscienze, pieno di rude franchezza romagnola».

Il pomeriggio del 23 maggio 1915 i carabinieri a cavallo annunciano a tromba la guerra. Rimini avrà 644 caduti.